Difficoltà di Apprendimento

Per quel che riguarda le scuole elementari riteniamo utile approfondire in questo articolo una problematica evolutiva importante che se individuata e resa oggetto di interventi specifici ed efficaci rapidi può notevolmente ridurre gli effetti negativi sullo sviluppo psicofisico del bambino: le difficoltà di apprendimento (Cornoldi , 1991, 1999).

Secondo recenti indagini epidemiologiche i disturbi dell’apprendimento scolastico riguardano il 5 – 10% della popolazione in età scolare. In media in ogni classe ci sono uno o due bambini con queste difficoltà.

Gli apprendimenti scolastici fin dalle prime classi richiedono l’integrazione di numerose funzioni cognitive e percettivo-motorie: visione, udito, motricità, lateralizzazione, memoria, elaborazione delle informazioni, processi associativi, ecc… Nei casi in cui il rendimento scolastico sia deficitario, si può presumere che si possa trattare di disturbi che riguardano specificatamente le capacità di apprendimento e non semplicemente di poca e inefficace applicazione allo studio.

Tali disturbi rappresentano un fattore di rischio primario per la dispersione scolastica e possono incidere complessivamente sul ben-essere della persona comportando, quindi, non solo uno svantaggio scolastico, ma anche ripercussioni sullo sviluppo emotivo e sociale del bambino, la perdita dell’autostima e della motivazione a studiare.

E’ ormai un dato acquisito scientificamente, l’importanza di rilevare precocemente e tempestivamente la mancata acquisizione di specifiche abilità di base e dei pre-requisiti, al fine predisporre adeguate strategie di prevenzione con lo scopo di limitare lo strutturarsi di difficoltà di apprendimento nella scuola elementare.

La scuola dell’infanzia rappresenta il luogo elettivo per cogliere le modalità di espressione delle difficoltà di apprendimento; il terreno più fecondo per la prevenzione e la progettazione di interventi educativi e didattici strettamente legati alle specifiche problematiche individuali.

Il coinvolgimento delle insegnanti della scuola dell’infanzia permette di fornire un primo bagaglio informativo sui cosiddetti prerequisiti dell’apprendimento, vale a dire lo stato di sviluppo delle fondamentali e specifiche abilità di base. L’utilizzo di uno strumento di indagine rappresenta il primo contatto formativo per chi lavora quotidianamente nella scuola dell’infanzia.

Nella scuola elementare il bambino si avvia al processo di apprendimento della letto-scrittura, è quindi importante individuare i processi che caratterizzano queste acquisizioni e le problematiche ad esse inerenti, quali ad esempio: disgrazia, disortografia, dislessia, discalculia, ecc…

Gli insegnanti, grazie alla relazione quotidiana con i bambini, sono in una posizione privilegiata per poterli osservare, sia perché li conoscono, sia perché non sono portati ad alterare il loro comportamento normale e spontaneo. L’ambiente scolastico, inoltre, appare particolarmente adatto per le possibilità che offre di poter programmare e svolgere attività che evidenziano le capacità dei bambini, non limitandosi ad una diagnostica centrata solamente sul deficit.

I bambini “a rischio”, sono quelli con maggiori probabilità di incontrare difficoltà nell’acquisizione degli apprendimenti scolastici di lettura, scrittura e calcolo. Prima viene attivato un intervento, maggiori sono le possibilità di recupero in virtù della più elevata plasticità del sistema nervoso.

La rilevazione precoce delle difficoltà non può, perciò, limitarsi alla segnalazione o all’attribuzione di etichette diagnostiche (con tutte le conseguenze negative che potrebbero derivarne), costituisce, piuttosto, il primo passo per la progettazione e la realizzazione del programma di recupero riabilitativo e adeguamento delle strategie didattiche al fine di attivare le risorse del bambino.

Un intervento in questo ambito deve in sintesi porsi i seguenti obiettivi:

  • Valutazione dei precursori critici o prerequisiti per l’apprendimento con particolare attenzione alla lettura, scrittura e calcolo; Intervento di recupero tempestivo e mirato;
  • Informazione e formazione degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della prima elementare verso:
  • l’affinamento e la padronanza nel gestire attività di osservazione e segnalazione;
  • l’acquisizione di strategie di recupero didattico integrandole con la normale programmazione scolastica.

A livello generale, ci si propone:

  • Limitare l’impatto dei problemi e del disagio per il recupero del ben-essere.
  • Controllare e contenere il rischio di dispersione scolastica. Favorire la continuità didattica tra Scuola Materna ed Elementare attraverso l’arricchimento del primo portfolio del bambino e continuando il monitoraggio anche in prima elementare.
  • Attivare sinergie con i servizi del territorio con particolare attenzione all’Unità Multidisciplinare per l’Età Evolutiva competente.

Per quel che riguarda il progetto di prevenzione va detto che esso è rivolto, specificamente, ai bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e della prima elementare. A quattro anni, infatti, le competenze si trovano ancora in una fase emergente dello sviluppo, così che osservazioni più approfondite non rappresenterebbero attendibili previsori di rischio. Nei bambini di cinque anni, invece, tali abilità dovrebbero essere già acquisite e l’immaturità rispetto ad un apprendimento si va a caratterizzare come una condizione stabile, piuttosto che come spontaneamente compensabile.

Tale progetto si articola in 7 fasi:

1. Incontro con gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della prima elementare. Questa prima fase prevede un’attività informativa di due ore. Lo scopo è di fornire indicazioni e spiegazioni necessarie ai docenti in vista dell’osservazione e della prima valutazione riguardo alle abilità e i comportamenti indagati dal questionario. In questo modo viene garantita un’uniformità di somministrazione per una maggiore attendibilità del questionario stesso.

2. Incontro con i genitori. Questa fase permette di incontrare i genitori per la presentazione del progetto e per fornire loro informazioni sulla problematica dei disturbi dell’apprendimento.

3. Screening generale. Questa fase prevede l’utilizzo del Questionario Osservativo IPDA –Identificazione Precoce delle Difficoltà di Apprendimento- che va compilato dagli insegnanti per tutti i bambini dell’ultimo anno della scuola materna. L’utilizzo di questo strumento consente di individuare in modo agile e veloce una fascia di soggetti “a rischio” di difficoltà di apprendimento. .

Le aree indagate riguardano:

- Aspetti comportamentali

- Motricità

- Comprensione linguistica

- Espressione orale

- Metacognizione

- Altre abilità cognitive (memoria, prassie, orientamento)

- Pre–alfabetizzazione

- Pre–matematica

4. Approfondimento mirato. Questa fase è rivolta al gruppo di bambini “a rischio” individuato attraverso il questionario e l’osservazione. Integra e approfondisce la valutazione attraverso l’applicazione di altre prove sui prerequisiti degli apprendimenti scolastici di base. Gli strumenti utilizzati e i risultati ottenuti dall'osservazione sono facilmente traducibili in parametri didattici, comprensibili ed utilizzabili anche all’interno del contesto scolastico.

5. Intervento di potenziamento. I profili emersi dagli esiti delle prove di approfondimento consentono l’identificazione di piani di lavoro mirati per ciascun bambino. La finalità è di potenziare le risorse e di ridurre le difficoltà e l'impatto dei deficit, in vista sia dell'inserimento nella scuola elementare, sia di coloro che frequentano il primo anno della scuola primaria.

Specificatamente questa fase può essere suddivisa in due momenti di lavoro:

a) Restituzione ai genitori di quanto osservato in classe, con proposte educative varie e, se necessario invio al Territorio, per il bambino;

b) Restituzione alle insegnanti ed indicazione di interventi da attuare con il singolo e con il gruppo classe.

6. Valutazione dell’intervento attuato. Questa fase prevede la valutazione dell’intervento messo in atto con i bambini che risultavano nella fascia “a rischio". È importante verificare se essi hanno recuperato e in che misura lo svantaggio iniziale. Tale valutazione sarà condotta attraverso la somministrazione della batteria completa di approfondimento per ottenere un Profilo riassuntivo finale del bambino oppure semplicemente replicando le prove iniziali. La valutazione dei prerequisiti verrà effettuata a settembre e alla fine dell’anno scolastico.

7. Continuità. Questa ultima fase prevede il costante monitoraggio dei bambini “a rischio” anche nel primo anno della scuola elementare.

Articolo che riprende i lavori di Alessandra Terreni, Maria Lucina Tretti, Palma R. Corcella, Cesare Cornoldi, Patrizio E. Tressoldi.

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