I criminali e il narcisismo

Dall’analisi della letteratura criminologica e della cronaca nera emergono diversi delitti e fatti reato legati a problematiche narcisistiche. Spesso infatti le dinamiche implicate nel narcisimo patologico possono costituire il background personale o, in alcuni casi, la causa principale e la spinta motivazionale primaria che porta il soggetto a compiere un’azione delittuosa.

Il narcisismo è un “concetto problematico”; il suo studio, infatti, ci impone un’analisi attenta per rilevare i diversi fattori che concorrono alla sua determinazione, e per stabilire il suo rapporto con il continuum salute-patologia.

Jack lo SquartatoreQuest’ultimo aspetto è legato alla distinzione tra narcisismo sano e narcisimo patologico; tale distinzione in ambito psichiatrico e psicodinamico è particolarmente critica, sia perché un comportamento definibile come narcisista può essere considerato “normale”, sano e addirittura adattivo in un determinato contesto o in una specifica fase di vita di un individuo; sia perché la cultura (Lash, 1979) in cui viviamo è impreganta di messaggi in cui si esaltano aspetti narcisistici – quali individualità, vittoria, supremazia, potere, ecc. – ed è difficile capire quanto l’individuo etichettato come narcisista possa essere stato influenzato da tali messaggi e quanto, invece, presenti una vera e propria organizzazione di personalità narcisista.

L’aspetto che maggiormente può chiarire la distinzione tra forme adattive di narcisismo e forme patologiche è rappresentato dalle relazioni oggettuali (Kernberg, 1975). La qualità delle relazioni interpersonali degli individui caratterizzati da narcisismo patologico è infatti molto bassa, e si concretizza nella cosiddetta “incapacità di amare”.

Il rapporto tra narcisismo, patologia e salute mentale è un rapporto complesso; il narcisismo, infatti, risulta essere in relazione sia con caratteristiche strettamente patologiche, sia con aspetti normali e adattivi dell’individuo. Occorre quindi approfondire questo tema per individuare quali siano le caratteristiche patologiche del narcisismo e quali quelle adattive, e per far questo è necessario fornire una chiara definizione del concetto di salute mentale e di patologia. Va detto, però, che ogni modello, nonostante temi principali in comune, offre una visione propria della salute mentale, in cui l’accento è posto su aspetti diversi.

L’approccio di Kohut e quello di Kernberg sono tutt’oggi i modelli psicodinamici più importanti in questo ambito. Le differenze che caratterizzano le due diverse prospettive teoriche possono essere ricondotte ad un campione clinico diverso: i pazienti studiati da Kohut corrisponderebbero ai cosiddetti “narcisisti dalla pelle sottile” (Rosenfeld, 1987) o “narcisiti ipervigli” (Gabbard, 2002), caratterizzati da vergogna, umiliazione, ipersensibilità alle critiche, ecc.; i pazienti analizzati da Kernberg sarebbero caratterizzati dalla sintomatologia espressa dai criteri diagnostici del DSM e dell’ICD, e verrebbero definiti come “narcisiti dalla pelle dura” (Rosenfeld, 1987) o “narcisisti inconsapevoli” (Gabbrd, 2002), e sarebbero individui con un funzionamento sociale buono, esibizionisti, arroganti, grandiosi, ecc. Le ultime ipotesi tendono a vedere il modello di Kohut come un caso particolare del più ampio approccio di Kernberg.

I diversi modelli teorici, quindi, nonostante le differenze, concordano nel ritenere essenziale per la salute mentale dell’individuo un buon funzionamento relazionale e sociale, e da questo punto di vista il narcisismo, essendo intimamente connesso agli aspetti relazionali e agli investimenti oggettuali, riveste un ruolo principale nella valutazione della salute psichica dell’individuo. I suoi aspetti, in parte patologici e in parte adattivi, confermati da studi empirici e da diverse ricerche condotte in questo ambito che ne rivelano una struttura multifattoriale, lo collocano in un’area al limite tra la patologia e la salute mentale, e solo un’analisi qualitativa e quantitativa di tali fattori può fornire indicazioni utili per quel che riguarda il rapporto narcisismo-salute-patologia.

La letteratura criminologico forense e gli studi di psicopatologia forense ci forniscono diverse prove circa la centralità delle dinamiche narcisistiche negli omicidi di massa: “mass murder”. Il mass murder viene definito come un particolare tipo di delitti in cui l’autore, in uno stesso spazio temporale e fisico, tenta o riesce ad uccidere più persone del tutto sconosciute a lui; proprio per questo motivo vengono escluse le stragi operate in tempo di guerra (sorrette da un non meno drammatico fine ultimo che si realizza con la vittoria del conflitto), le stragi di stampo terroristico unitamente a quelle di tipo mafioso. Una sottocategoria del mass murder è il “family mass murder”, in cui l’autore uccide con le modalità sopra indicate familiari e/o parenti più o meno prossimi.

In questo tipo di omicidi la spinta motivazionale primaria che rende possibile il passaggio all’azione e al fatto reato sembra essere una ferita narcisistica che provoca nel soggetto depressione e rabbia verso l’altro da sé, che viene vissuto in maniera svalutante e persecutoria e che viene quindi individuato come bersaglio per una rivendicazione o rivincita personale che possa permettere un riscatto tramite la scarica degli impulsi aggressivi. In alcuni casi l’omicidio di massa rappresenta una vera e propria missione in cui l’onnipotenza, l’aggressività e il senso di grandiosità patologici del soggetto narcisista si canalizzano e trovano significato.

Anche le dinamiche interpesonali e di personalità di alcune tipologie di “serial killer” sono incentrate su problematiche narcisistiche. In questi casi il narcisismo patologico e le conseguenti implicazioni psichiche, come ad esempio la mancanza di integrità del SuperIo, la bassa autostima, la mancanza di empatia e l’impossibilità di esperire la relazione con l’altro in modo significativo e costruttivo, rendono possibile il passaggio dalle fantasie omicidiarie al fatto reato. L’efferatezza che caratterizza spesso i delitti dei serial killers viene così a trovare senso nella struttura narcisistica del soggetto: l’altro è solo un oggetto, ed in quanto tale può essere vissuto solo in funzione della gratificazione; gratificazione che spesso coincide con le fantasie inconsce e pulsionali - libidiche ed aggressive – non mediate da strutture psichiche superiori come l’Io ed il SuperIo. Anche in questi casi l’onnipotenza, l’aggressività e la svalutazione dell’altro dominano l’attività psichica dell’omicida.

Inoltre l’assunto teorico proposto da Kernberg, circa la presenza di un’eleveta pulsione aggressiva orale innata in disturbi legati al narcisismo patologico, può essere utilizzato come chiave interpretativa delle dinamiche motivazionali soggiacenti a delitti di tipo cannibalistico.

Ovviamente in ambito criminologico forense queste considerazioni di natura psicodinamica devono essere inquadrate ed organizzate all’interno della giurisprudenza e devono quindi essere analizzate in modo da fornire chiare indicazioni circa la capacità di intendere e di volere del soggetto al momento del reato.

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